CONSUMO ENERGETICO, SVILUPPO SOSTENIBILE E SCELTE POLITICHE  PER LA NOSTRA SOPRAVVIVENZA (negli scenari attuali)

Nell’articolo “La battaglia economica: consumi energetici, sanzioni economiche e riassetti geoeconomici”, abbiamo riferito di una percentuale del 50% di crescita del consumo mondiale energetico che è iniziata nel 2019 e continuerà fino al 2050.

Questa crescita si concentra prevalentemente nel settore industriale, nel quale il consumo energetico crescerà in maniera quasi del tutto proporzionale all’aumento del consumo di merci tanto che si prospetta, nel 2050, che il consumo mondiale di energia industriale raggiunga circa 315 quadrilioni di Btu (unità di misura del calore e dell’energia utilizzata negli Stati Uniti e in Gran Bretagna).

Non meno stupefacente l’aumento di consumo mondiale di energia se si guarda al settore residenziale: si prevede un aumento aumento pari al 79%, nella generazione di elettricità. L’aumento della popolazione e una qualità di vita che migliora di giorno in giorno nei paesi non appartenenti all’OCSE aumentano la domanda di apparecchi innovativi e attrezzature personali, alimentate elettricamente.

Ma chi consuma maggiore quantità energetiche nel mondo?

I responsabili sono i paesi industrializzati che non solo sono i maggiori consumatori di energia al mondo, ma sono anche i responsabili dei più gravi e dannosi problemi ambientali. Secondo le statistiche infatti, nonostante questi paesi rappresentino il 15% della popolazione globale, il loro consumo energetico supera il 50% dell’energia consumata in totale.

Tra i Paesi industrializzati, gli Stati Uniti si classificano al primo posto per il consumo di energia pro-capite. Solo negli USA, infatti, vengono consumate 2297,8 MTEP all’anno: ciò significa che un cittadino statunitense consuma mediamente quasi 8 tonnellate di petrolio ogni anno, pari all’800% della media mondiale. Dall’altro versante, dei cosiddetti paesi detti meno sviluppati dal FMI (Fondo Monetario Internazinale), in Africa, ad esempio, la popolazione supera il miliardo di persone ma il consumo energetico è pari solo al 3% dell’energia messa a disposizione in tutto il mondo.

La distribuzione della popolazione mondiale non rispecchia affatto la distribuzione del consumo energetico. Infatti, la Cina, gli Stati Uniti e l’India insieme sono responsabili dei ⅔ dell’aumento mondiale della domanda di energia

Qual è il fabbisogno energetico mondiale?

I combustibili fossili cioè petrolio, carbone e gas naturale,  costituiscono ancora la fonte principale di energia, garantendo oltre l’80% del fabbisogno complessivo e il loro consumo aumenterà ancora se teniamo presente che solo nel settore dei trasporti si prevede un incremento dei consumi di quasi il 40%.

Già nel decennio scorso c’è stato un consistente incremento dell’utilizzo del petrolio che se sommato all’aumento del fabbisogno energetico che si verificherà soprattutto nei Paesi emergenti e in quelli in via di sviluppo ci fa capire la nostra dipendenza da combustibili fossili e la preoccupazione per l’inquinamento che ne consegue, così da rendere la ”questione energetica’’ di scottante attualità.

Dal costante incremento energetico, traiamo una catastrofica verità: il nostro pianeta non è più in grado di fornire energia allo stesso ritmo con cui noi ne usufruiamo. 

Perciò, bisogna condurre passo per passo, le grandi potenze mondiali e non, a raggiungere una via più sostenibile sia a livello economico ma soprattutto dal punto di vista ambientale. I temi più importanti riguardano l’utilizzo di energia rinnovabile e lo sviluppo sostenibile. L’approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili è infatti l’obiettivo che molti paesi, tra cui l’Italia, si sono posti da tempo e con particolare emergenza a partire dal 2020. 

Ma cos’è questa energia sostenibile?

Principalmente, quando si parla di energia sostenibile ci si riferisce a quel tipo di produzione ed uso di energia che implica uno sviluppo sostenibile, che a sua volta si pone l’obiettivo di non danneggiare l’ambiente, grazie ad un uso efficiente dell’energia disponibile. L’energia elettrica proveniente da fonti sostenibili, come acqua, sole, biomassa e vento, permette di ridurre la produzione energetica proveniente da centrali nucleari e a carbone che, insieme agli altri combustibili fossili, nonostante abbiano sostenuto e soddisfatto il bisogno energetico della popolazione per almeno tre secoli, ad oggi sono fonti esauribili di energia che inquinano e danneggiano l’ambiente. 

A tal proposito, si parla appunto di energia e di sviluppo sostenibile che per essere realizzati necessitano di una ‘’strategia’’ in grado di predisporre piani che costruiscano un modello ‘’green’’ per il nostro futuro. 

I paesi occidentali e le nazioni più avanzate, responsabili dei maggiori disastri ambientali, stanno cercando (pur se con risultati non sempre efficaci) da anni di adottare misure per la conversione. Ad esempio, dall’intento di ridurre i consumi e abbattere l’impatto ambientale è nato il Piano d’azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC). A partire dal 2008 i Paesi di tutto il mondo hanno sottoscritto il Patto dei Sindaci, che cerca di coinvolgere tutte le autorità locali su scala mondiale. Secondo quanto stabilito dal Piano, vengono messe al centro le realtà locali, con il fine di renderle partecipi delle azioni da svolgere per il raggiungimento degli obiettivi comunitari. Comuni, città e regioni vengono responsabilizzate, per la propria area geografica di competenza, nella scelta di partecipare a tale progetto, aderendo su base volontaria e impegnandosi a raggiungere e superare finalità relative a clima ed energia.

Quali sono gli obiettivi di questo ”Piano d’azione per l’Energia Sostenibile e il Clima”?

Uno degli obiettivi principali, il più importante, riguarda la riduzione dell’emissione di CO2 entro il 2020 per cui si sono previste tre azioni principali:

  • mitigazione del cambiamento climatico;
  • adattamento agli effetti negativi del cambiamento climatico; 
  • accesso universale ad un’energia sicura, pulita e conveniente.  

Al fine di raggiungere tali finalità, il Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima si sviluppa secondo tre direttive: 

  • riduzione delle emissioni di gas-serra di almeno il 40% rispetto al 1990; 
  • incremento del 32% delle rinnovabili; 
  • incremento del 32,5% dell’efficienza energetica.

Molti paesi, città e regioni della penisola italiana si stanno muovendo per soddisfare i termini richiesti dal patto comunitario, ma c’è molto lavoro ancora da fare. Infatti, i report degli ultimi anni hanno visto un evidente crescita del consumo di combustibili fossili ed hanno rilevato un forte bisogno di investimenti, per la realizzazione di impianti per la produzione e il consumo di energia sostenibile e rinnovabile, che dovrebbero portare a soddisfare il 100% del fabbisogno nazionale.

Per capire quanto sia necessario accelerare questo ‘’piano d’azione’’, dobbiamo fare riferimento all’ Earth Overshoot Day (EOD) che indica a livello illustrativo il giorno nel quale l’umanità avrà consumato interamente le risorse prodotte dal pianeta nell’intero anno.

Che cos’è l’Overshoot Day?

L’Earth Overshoot Day è il giorno che segna l’esaurimento delle risorse rinnovabili che la Terra è in grado di rigenerare nell’arco di 365 giorni e ogni anno la data viene calcolata dal Global footprint network (Gfn), un’organizzazione mondiale che si occupa di contabilità ambientale e che calcola a sua volta l’impronta ecologica.

L’Earth Overshoot Day, quest’anno è caduto pochi giorni fa, esattamente il 15 maggio 2022 per L’Italia.

In questo giorno, infatti, il nostro Paese esaurisce le risorse naturali disponibili per tutto il 2022, iniziando a consumare quelle dell’anno prossimo. Si tratta ovviamente di un valore simbolico, che deve, però, farci riflettere sulla velocità con la quale sfruttiamo i beni della Terra. Per rendere il problema più concreto, basti pensare che se tutti gli abitanti del pianeta vivessero come noi italiani, servirebbero 2,7 Terre per arrivare alla fine dell’anno

A livello mondiale l’Overshoot Day è previsto solitamente per luglio. Lo scorso anno era caduto il 29. Un dato negativo se pensiamo che con la pandemia avevamo guadagnato un mese (l’Earth Overshoot Day del 2020 si era registrato il 22 agosto).

La sicurezza delle risorse future dell’umanità è letteralmente compromessa. I costi di questa sovra spesa ecologica globale stanno diventando sempre più marcati; infatti, sono sempre più numerose le deforestazioni, le erosioni del suolo e le perdite di biodiversità.

L’accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera negli ultimi due secoli è aumentato raggiungendo un valore superiore all’intervallo di concentrazione naturale e rispetto al periodo preindustriale è cresciuto del 40%.

Quali sono le fonti di energia sostenibile?

Le risorse naturali che per caratteristiche proprie o per effetto dell’uomo si rinnovano nel tempo, ad un tasso di rinnovamento maggiore o uguale al tasso di consumo/utilizzo, rappresentano le fonti di energia sostenibili che dovrebbero essere utilizzate per l’applicazione di vere strategie contro il cambiamento climatico in atto.

Tali fonti sono:

  • l’irraggiamento solare che permette di produrre energia chimica, termica ed elettrica;
  • il vento che è una fonte per la produzione di energia meccanica e elettrica;
  • le biomasse che vengono utilizzate per l’energia termica ed elettrica;
  • le maree e le correnti marine per la produzione di energia elettrica;
  • le precipitazioni utilizzabili tramite il dislivello di acque come fonte idroelettrica.

Ogni paese in base alla sua collocazione geografica può attingere a diverse fonti in modo da realizzare un piano di sostentamento 100% green. I paesi del Nord Europa, ad esempio Olanda e Paesi Bassi, sfruttano maggiormente l’energia eolica, le zone del mediterraneo invece trovano maggior facilità nello sfruttamento delle maree e delle correnti marine, come ad esempio accade in Italia.

In Italia che si fa?

All’interno del nostro territorio, per quanto riguarda l’energia sostenibile, i report sono poco soddisfacenti: infatti, il nostro Paese nel 2017 presentava una spesa di oltre 10.5 miliardi per combustibili fossili, che nel 2008 era di soli 3 milioni. Se ne evince una crescita esponenziale con un trend che potrebbe essere ancora in crescita.

I combustibili fossili in Italia, ad oggi, rappresentano ancora il 79% circa del totale di energia consumata e si suddividono in trasporti (31%), elettricità e riscaldamento (27%), agricoltura (25%), edifici (19%) e industrie (17%). Seppur il rinnovabile nel nostro Paese abbia preso piede e il governo si stia dando da fare per promuovere iniziative che guardano alle energie alternative, tali sforzi non sono ancora sufficienti: infatti le energie rinnovabili  coprono all’incirca il 40% del consumo totale.

Gli obiettivi ambiziosi, preposti dal Pniec, Proposta di Piano nazionale integrato per l’Energia e il Clima, ambiscono infatti ad un taglio del 37% delle emissioni di CO2 entro il 2030.

Per raggiungere questi obiettivi sarà necessario attuare piani per un’energia sostenibile, ridurre i consumi e la dipendenza dalle fonti non rinnovabili promuovendo le fonti energetiche rinnovabili. Per fare ciò, servirà ogni piccolo contributo da ogni cittadino per risparmiare sui consumi energetici e salvaguardare il nostro pianeta.

Quest’anno, però, a causa del conflitto Russo-Ucraino, i consumi energetici non hanno fatto altro che ostacolare il cammino sostenibile verso un pianeta del tutto ‘’green’’.

L’esplosione della drammatica guerra in Ucraina e la preoccupazione di molte persone per l’aumento delle bollette imporrebbe di accelerare la transizione energetica del nostro Paese, come unica soluzione per uscire dalla dipendenza dal gas, a partire da quello della Russia.

Di fronte all’emergenza energetica determinata dalla guerra, da più parti sono pervenute al governo diverse idee tra cui quelle di marcata impronta “green” delle associazioni Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia. Queste associazioni avanzano 10 proposte al governo Draghi per affrontare in modo strutturale la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento del gas riducendo fortemente i consumi di 36 miliardi di m3 all’anno a fine 2026, e sviluppando al massimo l’energia sostenibile come: l’eolico offshore e a terra, il fotovoltaico sui tetti e sulle aree compromesse (discariche, cave, etc), il moderno agrovoltaico che garantisce l’integrazione delle produzioni agricole con quella energetica, la produzione del biometano, gli accumuli, i pompaggi, l’ammodernamento delle reti. 

In particolare le tre associazioni, hanno chiesto in primis di autorizzare, entro marzo 2023, nuovi impianti a fonti rinnovabili per 90 GW di nuova potenza installata, pari alla metà dei 180 GW in attesa di autorizzazione, da realizzare entro fine 2026; aggiornare entro giugno 2022 il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima), valutando l’obiettivo di produzione del 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2035; fissare subito un tetto ai profitti delle aziende che estraggono e trasportano gas fossile o petrolio; attivare entro giugno 2022 il dibattito pubblico sugli impianti a fonti rinnovabili al di sopra dei 10 MW di potenza installata; sviluppare la produzione di biometano da FORSU (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano), scarti agricoli, reflui zootecnici e fanghi di depurazione; e poi di escludere l’autorizzazione paesaggistica per il fotovoltaico integrato sui tetti degli edifici non vincolati dei centri storici. Infine chiedono di anticipare al 2023 l’eliminazione dell’uso delle caldaie a gas nei nuovi edifici; istituire entro giugno 2022 un fondo di garanzia per la costituzione delle comunità energetiche; attivare entro maggio 2022 una strategia per efficienza e innovazione nei cicli produttivi e sulla mobilità sostenibile.

Il dibattito su come e cosa fare è continuino e centrale anche per una incessante campagna mediatica sul tema dei rincari in bolletta e le dinamiche speculative, alimentate dall’aumento dei prezzi di acquisto del gas fossile sui mercati internazionali messi in campo dagli oligopoli delle fonti fossili, in seguito alla ripartenza dell’economia mondiale dopo le prime ondate del Covid-19, e poi dalle tensioni internazionali sfociate nella terribile guerra innescata dall’invasione russa in Ucraina.

La soluzione a questa problematica da parte del governo vede, tra le proposte al vaglio, anche l’aumento della produzione nazionale di gas fossile, l’approvvigionamento di idrocarburi gassosi non provenienti dalla Russia, la possibile ripartenza di gruppi termoelettrici a carbone e a ad olio combustibile, il raddoppio di gasdotti operativi, la realizzazione di nuovi rigassificatori, fino alla possibilità di nuovi finanziamenti per il nucleare di quarta generazione.

Per le tre associazioni quelle prese fino ad oggi dall’esecutivo Draghi sono “decisioni che non entrano nel merito dell’unica soluzione efficace che ci può permettere di affrontare questo problema in modo strutturale e senza lasciare indietro nessuno: la riduzione dei consumi di gas. Un obiettivo che si può raggiungere intervenendo soprattutto sulle prime tre voci di consumo: domestico e terziario (33 miliardi di m3 nel 2021), la produzione di elettricità (26 miliardi di m3) e l’industria (14 miliardi di m3), su cui bisogna operare con un forte sviluppo delle fonti rinnovabili, concrete politiche di risparmio energetico ed efficienza energetica in edilizia, l’innovazione tecnologica nelle imprese”.

Le tre associazioni aggiungono anche che riattivare gruppi termoelettrici a carbone o a olio combustibile è un’opzione irrilevante dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico: se pure ripartissero 1.000 MW di potenza installata, aggiuntivi a quelli già in attività, con questi due combustibili fossili, ad esempio per 5 mila ore all’anno, si potrebbero produrre 5 TWh all’anno che nei fatti permetterebbero di risparmiare solo 1 miliardo di m3 di gas fossile all’anno. Essi osservano che è praticamente nulla al confronto del contributo strutturale e rispettoso degli obiettivi climatici e di lotta all’inquinamento atmosferico che garantirebbe lo sviluppo strutturale e convinto delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica, del sistema di pompaggio e accumuli e della rete di trasmissione e distribuzione.

In questo contesto, una guerra in corso che ci coinvolge indirettamente, un dibattito così acceso circa le strade da percorrere, l’obiettivo delle emissioni zero, dell’ecosostenibilità delle nostre attività, appare segnato da molti ostacoli che rendono quasi impossibile attuare qualunque provvedimento in un tempo tale da non influire troppo sul countdown della Terra e troppo pesantemente sull’economia del nostro paese.

Quanto bisognerà aspettare ancora per poter raggiungere l’autosufficienza energetica che ci consenta di ‘’non dipendere’’ da nessun altra Nazione e raggiungere un pieno e completo sviluppo sostenibile che garantirà la vita futura sul nostro amato, ma trascurato, pianeta?

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