INTERVISTA ALLA PROF. BAGLIONI

A: Innanzitutto, una piccola presentazione, nome e cognome, luogo, data di nascita e impiego
B: Baglioni Giuseppina, nata a Milano il 12 marzo 1960, sotto il segno dei Pesci. La mia famiglia era composta da un genitore proveniente dalla Lombardia e uno dal Piemonte. Abbiamo vissuto tra Milano, Mantova e Cremona (per brevi periodi), trasferendoci in seguito a Desenzano del Garda (per un periodo più lungo) per finire poi a Seriate, dove i miei genitori si sono stabiliti quando ormai avevo terminato le scuole superiori e iniziato l’università.
Da lì ho iniziato il mio percorso da pendolare tra Seriate e Milano, dove mi sono laureata, nell‘84 per poi iniziare la mia attività d’insegnante, mio attuale impiego.

A: Com’era da bambina, qual era il suo carattere ? E da ragazza?
B: Di sicuro da piccola non ero come mi vedete adesso, dapprima l’università poi il contatto con gli studenti e la mia famiglia da sposata hanno cambiato il mio carattere. Da studentessa ero abbastanza timida, la ragazza da “ultimo banco”, precisa e con un forte senso del dovere, ligia nei confronti del lavoro a scuola, dei compiti e delle scadenze; peccato che nonostante la mia volontà, non mi facevo quasi mai avanti quando si trattava di affrontare qualcosa in prima persona.
Ero abbastanza socievole, anche se non ho mai amato stare nei gruppi numerosi, fare “casino”; le mie amicizie riflettono molto il mio carattere un po’ schivo anche se ho sempre ammirato le persone più estroverse, creative e con tanta voglia di mettersi in gioco.

A: Quale è stato il suo percorso di studi? Come lo ha scelto?
B: Ho frequentato il liceo scientifico a Desenzano, un buon liceo seppure molto impegnativo; è stato il luogo dove sono nate molte delle mie amicizie, alcune delle quali perdurano ancora oggi e sono numericamente maggiori rispetto a quelle rimaste del periodo universitario; tant’è che, essendo mio marito originario di Desenzano, ci troviamo spesso con gli ex compagni di scuola nei fine settimana sulle sponde del lago .
Sono stata rimandata in Italiano al quarto anno, ma in generale me la sono sempre cavata con dignità sia durante gli anni del liceo che alla maturità, fino all’università dove mi sono laureata in Produzioni Animali.
Terminato il liceo scientifico la mia prima scelta è stata la facoltà di Medicina Veterinaria, ma considerando la durata quinquennale, l’elevato numero di esami da dover preparare, ho preferito deviare verso una facoltà, sempre inerente al mondo degli animali, ma più tecnica. Avrei potuto seguire anche Scienze Agrarie ma il settore zootecnico era secondario rispetto a quello vegetale; così mi sono imbattuta nel corso di Produzioni Animali e, consigliata anche da persone che avevano già frequentato quel percorso di studi, mi sono iscritta.
Non mi sono pentita di non aver scelto Medicina Veterinaria… anzi forse è stato anche un bene vista l’ allergia al pelo degli animali che successivamente è stata diagnosticata a mio marito! Sarebbe stato un problema qualora avessi lavorato in una clinica veterinaria.


A: Ha sempre pensato di fare questo lavoro? Cosa l’ha fatta appassionare al mondo della scuola?
B: Quando mi sono laureata, ho cercato di restare in università presso il dipartimento di Zootecnia con una borsa di studio però, all’epoca, era molto difficile, così come lo è ancora oggi. E’ stato quindi necessario per me iniziare a lavorare come supplente: prima nelle scuole medie per brevi periodi poi nell’85 sono arrivata con una supplenza di un anno in questa scuola e non sono andata più via.
Mi è piaciuto da subito il contatto con i ragazzi e, dopo l’anno di supplenza, a partire dal 1987 sono entrata di ruolo qui al Rigoni Stern (ma allora si chiamava solo Istituto Agrario) dove concluderò il mio percorso lavorativo nel 2023.
Credo di aver dato molto a questa scuola e credo che sia giusto che ci sia un cambiamento, un po’ per me, che mi sono legata a questo Istituto fin da subito e un po’ per lasciare spazio ad altri docenti, anche se, ad oggi, non so chi prenderà il mio posto.


F: Cosa pensa della scuola di oggi? Ci sarebbe qualcosa che vorrebbe cambiare?
B: Sono entrata in questa scuola nel lontano 1987; all’epoca le materie professionali erano molto determinanti, sia nell’indirizzo base di 40 ore settimanali sia in quello di 42 con Inglese. Le discipline che si rifacevano al settore” Agrario” avevano un ruolo importante nel definire il profilo del Perito Agrario, gli istituti tecnici avevano il compito di preparare gli studenti (a volte anche solo completando le conoscenze di chi già aveva esperienza nel settore).
Oggi la scuola si preoccupa più della formazione della persona che della preparazione tecnico/pratica di chi, un domani, andrà a svolgere un lavoro. La riforma degli Istituti Tecnici ha ridotto le ore delle materie professionalizzanti a favore delle discipline per la crescita della persona, questo a mio giudizio giustifica la difficoltà di alcuni ragazzi nell’adattarsi alle richieste del mondo del lavoro. Tutto ciò lo verifico come risposta di ritorno da parte di alcune aziende di settore a cui ho inviato degli ex studenti in cerca di occupazione.


F: Se potesse, cambierebbe qualcosa della sua “vita scolastica”?
B: No, io esco da questa scuola soddisfatta, senza rimorsi o rimpianti, se non quello di lasciare degli studenti che avrei voluto portare fino alla maturità; il problema è che con l’arrivo di nuovi ragazzi vorresti poter portare anche loro fino in quinta.
Forse avrei dovuto mettermi a disposizione della scuola prima; ho iniziato a farmi avanti quando il precedente preside Cattaneo ha insistito a darmi il coordinamento di un classe, poi , insieme ai professori Sala, Conte e Di Gaetano, mi ha coinvolto nell’organizzazione di stage estivi e successivamente nell’alternanza scuola/lavoro per tutta la scuola. All’inizio avevo dei dubbi perché non è facile introdurre gli studenti nelle aziende, soprattutto quando non sono tuoi alunni. Ero e sono ancora oggi convinta che l’esperienza dell’alternanza sia importante per la crescita dello studente: lo posiziona in una condizione di provare a se stesso quanto vale e se la scuola che frequenta soddisfa le sue attese. Avrei voluto insistere nel proporre più esperienze di alternanza, perché sono convinta che i ragazzi debbano confrontare la teoria dei libri con la pratica, soprattutto perché è un’esperienza formativa, che fatta a “pillole” ti permette di ritrovare la motivazione nello studio e capire se l’ambito che hai scelto è adatto o meno a te.

F: Un pro e un contro dell’insegnare.
B: Un pro è stare in mezzo ai ragazzi, forniscono una grande ricchezza di stimoli che mi motiva e mi sprona a dare e a fare meglio nel mio ruolo; un contro? La parte burocratica, le riunioni.

F: Lei è una professoressa molto apprezzata da noi studenti, ma da parte sua c’è qualcosa che l’ha colpita particolarmente di questa scuola? Qualcosa che le sta molto a cuore?
B: Questa scuola è frequentata ora da alcuni figli di miei ex studenti; quando ai genitori chiedo perché hanno deciso di iscrivere i loro ragazzi qui mi rispondono che hanno trovato nel Rigoni Stern un ambiente valido e questo mi basta per essere ripagata dalle fatiche sostenute, dai “no” che ho incontrato svolgendo il ruolo di insegnante.
Inoltre io ho sempre insegnato nel corso A e nel corso B, raramente in altri corsi, ciò mi ha permesso di lavorare con colleghi come la professoressa Rizzi, che conosco da una vita, ma anche con altri che ormai sono in pensione (i professori Fazio, Del Moro, Moroni, Sala, Lorito, Lanzini…) con cui ho collaborato nel realizzare progetti/attività interdisciplinari che sono stati utili a definire il “profilo” della scuola.


A: Un giorno in classe ci ha detto che le piace viaggiare e che vorrebbe iniziare a farlo, restando però collegata al mondo dell’insegnamento. Ha qualche idea su cosa farà?
B: Una volta terminati gli esami di maturità partirò con mio marito per il nord nella Spagna muovendoci tra le “case rurali” per poter viaggiare restando comunque nella semplicità e a contatto con la natura. Il Viaggio con la lettera maiuscola lo lascio per il prossimo anno quando spero di riuscire a visitare il Giappone. Resterò comunque in contatto con l’ambiente dell’insegnamento che è un po’ il mondo dove sono cresciuta attraverso il volontariato con i bambini del “doposcuola”, che oggi seguo solo per un pomeriggio a settimana.
Continuerò anche la mia attività nel canile di Treviglio-Caravaggio che mi tiene occupata una volta a settimana come volontaria.

Ringraziamo la professoressa Baglioni che ha dato la sua disponibilità per l’intervista e la possibilità di aggiungere un “tassello” alla rubrica RIGONI’S PEOPLE.

Colleoni Alessia e Koulebetouba Faly

Lascia un commento

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑