Intervista al professor Di Gaetano

Per iniziare, una piccola presentazione:

Mi chiamo Abele Di Gaetano, sono nato il 10/04/1960 ad Alcamo in provincia di Trapani, in Sicilia. Ho due figlie sposate e presto sarò nonno. Sono insegnante, al tecnico, di gestione dell’ambiente e del territorio ed economia e, al professionale, di gestione e valorizzazione delle attività produttive.

Qual era il suo carattere da giovane?

Ero un tipo timido, introverso, piuttosto solitario, però partecipavo molto volentieri alle feste o alle mangiate con i miei compagni, perché si creava uno spirito di amicizia molto piacevole. Mi piaceva vivere in libertà tant’è che ho spesso viaggiato in autostop, visto che all’epoca si poteva fare facilmente, e ho visitato così alcune capitali europee.

Quale è stato il suo percorso di studi?

Dopo la scuola media non avevo le idee molto chiare e scelsi il liceo classico che forniva conoscenze generali, non solo umanistiche, ed insegnava a studiare con metodo. Successivamente mi sono iscritto in scienze agrarie, all’Università di Palermo, perché ero attratto dalle materie scientifiche e ritenevo il settore agricolo un settore strategico, così come lo è tuttora, per la vita di tutti. Purtroppo però, allora, le scienze agrarie non affrontavano le tematiche ambientali così come accade oggi. Dopo l’università ho svolto il servizio militare che a quei tempi era obbligatorio.

Ha sempre pensato di volere insegnare o c’è stato qualcosa che lo ha spinto in questa strada?

Inizialmente la mia idea era quella di svolgere la libera professione di agronomo, infatti lavorai in uno studio tecnico ad Alcamo come apprendista e mi iscrissi all’albo professionale degli agronomi; nel frattempo feci anche domanda di insegnamento, per mantenere aperte più possibilità lavorative.
In quel periodo era più facile trovare cattedre al nord Italia e infatti iniziai il mio percorso di insegnante con una breve supplenza a Corteno Golgi, in alta Valle Camonica, in provincia di Brescia.
Ma il primo incarico annuale fu nell’anno scolastico 1986/87 qui a Bergamo, nel nostro istituto che allora si chiamava Istituto Tecnico Agrario Statale. Da quell’anno, tranne che nel 1987/88, ho sempre insegnato in questa scuola.

Il primo anno insegnai una delle materie più difficili, ovvero estimo. Mi sono quasi trovato catapultato in aula, tant’è che ho dovuto subito cercare di instaurare un buon rapporto con gli studenti, facendo capire loro che noi docenti siamo lì per aiutarli a crescere attraverso l’educazione e la formazione, in un percorso di collaborazione reciproca. Ammetto che da questo punto di vista ho fronteggiato qualche difficoltà, ma dall’altra parte ho trovato degli studenti comprensivi nei miei confronti.

Un pro e un contro dell’insegnare 

Gli elementi a favore sono sicuramente i bei rapporti che si instaurano con gli studenti, ma anche con tutto il personale della scuola, docenti e collaboratori, perché tutti noi abbiamo l’obiettivo comune di formare e far crescere i nostri ragazzi nel miglior modo possibile. Come contro, direi le formalità burocratiche che ci vengono richieste, tuttavia ritengo necessario e giusto dare una veste formale a tutte le attività svolte nella vita scolastica.

Cosa ne pensa della scuola attuale, della sua organizzazione?

La scuola attuale si occupa di tantissime cose perché è una parte significativa nella vita degli studenti. Ovviamente è importante che si occupi anche di tematiche sociali tipiche del nostro tempo e la nostra scuola lo fa molto bene, affrontando temi come la discriminazione, il bullismo, l’intolleranza. A tal proposito, io metterei l’educazione civica come materia a sé stante, curricolare.

A mio parare, la migliore organizzazione scolastica è quella di tipo laboratoriale che permette di dare riscontro alle attività teoriche svolte in classe. Nel limite del possibile la nostra scuola attua questo sistema, infatti è dotata di serre, campi, laboratori e dà questa impronta pratica e indispensabile per l’attività formativa. Importanti sono anche le esperienze di “alternanza scuola-lavoro”, oggi PCTO, di cui mi sono occupato come referente per tantissimi anni insieme alla prof.ssa Baglioni. In generale posso dire di essere soddisfatto del nostro istituto e della sua organizzazione.

Se potesse, cambierebbe qualcosa della sua vita scolastica?

Sinceramente non cambierei molto e ritengo che l’insegnante debba essere un esempio per gli studenti. Ho sempre dato loro rispetto in quanto persone che, come tutti, possono trovarsi ad affrontare difficoltà o problemi personali. Forse, in alcuni casi, avrei dovuto mostrare più severità, può darsi. Però prioritariamente ho sempre cecato di far ragionare lo studente riguardo ai propri errori, provando ad instaurare un rapporto di reciproca lealtà e correttezza.

Uscendo dall’ambiente scolastico, ha qualche hobby?

Sì, mi piace molto andare al cinema, seguire eventi sportivi e andare in bicicletta sia in città che in mezzo alla natura, nel Parco dei Colli, in Val Seriana e in Val Brembana.

Quale messaggio vorrebbe lasciare a noi studenti per il nostro futuro?

Sicuramente il consiglio è quello di scegliere la strada di studio che possa portare ad un lavoro che vi piace: affrontare ogni giorno il proprio lavoro con il piacere di farlo non ha prezzo. Insomma, dare priorità a quello che più vi piace.

Sappiamo che è considerato un’icona importante in questa scuola, proprio l’altro giorno la professoressa Sandrinelli ci ha raccontato della sua esperienza nella chiusura del pacco con gli elaborati della maturità, come mai?

Questa solenne e anacronistica pratica di chiusura l’ho sempre lasciata fare ad altri docenti, ma da due anni a questa parte mi son preso l’onere di sigillare con la ceralacca il pacco degli elaborati, visto che nella mia carriera mancava questa strana ma divertente esperienza.

Qual è la sua materia preferita?

Ho sempre insegnato estimo, materia nella quale sono più ferrato, però da quando hanno introdotto gestione dell’ambiente e del territorio mi sono reso conto che è una delle materie più importanti. Purtroppo, come ho detto prima, in università se ne parlava molto poco, perciò ho dovuto studiarla anche io come voi, ma l’ho fatto molto volentieri perché oggigiorno non si possono ignorare queste tematiche così importanti.

Ringraziamo il professore Di Gaetano per averci dedicato del tempo e per aver dato l’opportunità di aggiungere un tassello alla rubrica “Rigoni’s People”.

Effendi Tommaso, Colleoni Alessia

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