#ex studenti. Ovidiu Alexa: la mia esperienza da studente al Rigoni, da universitario a Londra e… un suggerimento! -Parte 1-

Con questo articolo apriamo una nuova rubrica dove raccoglieremo testimonianze di ex studenti del Rigoni Stern.
Il primo che vi presentiamo è Ovidiu Alexa, ex studente del professionale. Restate aggiornati perchè arriverà il sequel…

Sono Ovidiu Alexa, oggi studente dell’ultimo anno di scienze ambientali alla Brunel University di Londra. Prima di cominciare la mia carriera accademica nel Regno Unito, sono stato uno studente dell’indirizzo professionale all’Istituto Agrario Mario Rigoni Stern dal 2016 al 2021, anno nel quale mi sono diplomato, oltre che uno dei redattori del Corriere della Serra dal 2019 al 2021. Nonostante siano passati due anni e mezzo dall’ultimo giorno di scuola al Rigoni, conservo diversi ricordi di momenti ed esperienze che hanno contribuito alla costruzione della mia personalità e delle conoscenze che ho ritrovato utili negli anni, soprattutto in ambito universitario.

Sono nato in un piccolo villaggio rurale della Romania nel 2002. Quando avevo tre anni, la mia famiglia si è trasferita in Italia per diversi motivi, alcuni familiari e altri economici. Essendo cresciuto in Italia, nonostante non sia il mio paese di nascita, mi considero parzialmente italiano, anche perchè nel 2010 i mei genitori ed io abbiamo ottenuto la cittadinanza italiana per ius soli. La mia integrazione nell’ambiente scolastico e sociale italiano non è stata totalmente lineare. All’inizio, forse per il fatto che fossi straniero, percepivo di essere guardato in maniera diversa dai miei coetanei. Nonostante non ci siano mai stati episodi di carattere discriminatorio nei miei confronti, talvolta mi sentivo un po’ l’intruso, tanto che arrivavo ad isolarmi dagli altri come forma di auto-protezione. Con il passare degli anni, però, sono riuscito adintegrarmi totalmente in ambito scolastico e non.

Durante la scuola elementare e media, il mio rendimento non è sempre stato esemplare. Ero più o meno nella media per quanto riguarda i risultati, e talvolta non osservavo i regolamenti. È stato dall’inizio della terza media in poi, quando ho compreso di più sulla mia personalità e su come funzionavano le cose intorno a me, che ho capito cosa volevo fare. La terza media è il periodo nel quale gli studenti scelgono la scuola superiore. Io, già da settembre del 2015, un anno prima del mio arrivo al Rigoni, sapevo che avrei scelto l’Istituto agrario. I motivi erano due. Il primo è che essendo nato in un ambiente rurale, ero stato a contattocon il settore agricolo da sempre e si dice che i primi anni di vita di una persona talvolta influenzano in modo radicale il suo futuro. Il secondo motivo è che ero, e sono ancora, interessato ai temi di natura ambientale e sostenibile.

Superato l’esame di terza media con un 8, voto che al tempo mi sembrava buono ma con la mente di adesso mi sembra basso, ho cominciato la scuola superiore a settembre del 2016. Ho frequentato l’indirizzo professionale: agricoltura e sviluppo rurale, che al tempo era l’unico, oggi so che esiste anche l’indirizzo di gestione delle acque. La scelta del professionale era più o meno stata dettata dal mio falso timore della difficoltà dell’indirizzo tecnico, acuite dall’idea di essere straniero. Se potessi tornare indietro, però, non so se sceglierei il tecnico, oggi certamente avrei un titolo diverso ma non avrei avuto lo stesso percorso scolastico e “umano”, non avrei conosciuto le persone che invece ho incontrato grazie al fatto di essere stato nel professionale.

Il primo giorno di scuola siamo stati accolti dal professor Morosini e dalla professoressa Mangili, ora non più presente al Rigoni. I miei compagni erano molto variegati, alcuni erano interessati alla scuola, altri meno come in tutte le classi, così come accade anche all’università. Sono riuscito ad avere un buon rapporto con la maggior parte di loro. Il mio rendimento, a partire dal primo anno è stato particolarmente buono, soprattutto se paragonato ai numeri che avevo ottenuto negli anni pre-Rigoni. È nel triennio, però, che sono cresciutodal punto di vista professionale. 

Sono sicuro che l’aspetto che ha fatto la differenza sia stato quello di sfruttare l’ambiente scolastico come uno strumento per fare esperienza e acculturarsi in generale, non solo come un posto dove memorizzare concetti relativi alle singole materie.

Per esempio, durante il secondo, il terzo e il quinto anno sono stato rappresentante di classe. Per quanto questo possa sembrare un’esperienza da poco, in realtà sono convinto che faccia la differenza se lo si affronta mettendosi in gioco. Ciò perché se si cerca di rappresentare un insieme di persone con idee diverse,si acquisiscono capacità di leadership e di mediazione, utili nella vita. Quando ero in terza, ad esempio, un numero abbastanza rilevante tra i miei compagni non riusciva ad allinearsi al metodo di una insegnante (cosa che succede in molte classi, anche all’università). Dopo aver ascoltato le loro idee, ho avuto una conversazione amichevole, insieme all’altro rappresentante di classe, con l’insegnante in discussione, e siamo arrivati ad un accordo: le lezioni da allora in poi sarebbero state più sistematiche, a patto che uno studente, all’inizio di ciascuna lezione, riassumesse brevemente l’argomento della volta precedente. Nonostante alcune difficoltà iniziali, l’idea si è dimostrata efficace, e l’insegnante e gli alunni hanno trovato un equilibrio. 

Oltre ad essere stato rappresentante di classe, durante il mio quinto anno sono stato anche rappresentante d’Istituto in un anno non facile, quello della pandemia da SARS-COV2. Questo ruolo è arrivato senza che lo cercassi attivamente, mi è stato proposto dalla professoressa Sandrinelli, mia ex docente di Economia e persona a cui devo molto. 

Essere stato rappresentante d’Istituto, nonostante le difficoltà del periodo, mi ha permesso di interagire con diversi alunni e con diversi professori e di conoscere cose nuove. Ho potuto fare qualcosa per alleggerire la distanza di quei mesi, come organizzare un torneo di scacchi, ma anche osservare come i membri dell’organizzazione scolastica, (Dirigente, consiglio d’Istituto, Giunta esecutiva,ecc.) operano per mantenere l’intero Istituto funzionante. Con il passare degli anni, ho capito che molte persone, a volte anche quelle cheappartengono a un sistema, come può essere la scuola, danno per scontato tutto il lavoro che c’è dietro al suo funzionamento. Nonostante nella maggior parte dei casi gli organizzatori, a partire dal Dirigente, abbiano un lavoro “da scrivania”, i livelli di attenzione e la pressione sono particolarmente alti, il che rende la loro funzione essenziale.

La mia esperienza al Rigoni, come per altri studenti, è stata radicalmente caratterizzata dalla pandemia di SARS-CoV-2. Ho speso gli ultimi quattro mesi della quarta superiore e circa metà della quinta in didattica a distanza. Ma anche con il ritorno in presenza, le regole per la prevenzione del contagio, specialmente il distanziamento, non hanno permesso una interazione approfondita. Il COVID ha caratterizzato anche il nostro esame di Stato. Secondo le regole ministeriali approvate per quell’anno, l’esame sarebbe stato interamente orale, con sei docenti interni e un presidente esterno. Prima ancora dell’Esame, intorno a febbraio del 2021, avevo deciso di studiare scienze ambientali a Londra, e per questo mi stavo preparando per un esame di inglese che avrei sostenuto a Roma, necessario per l’iscrizione.

Ricordo che più giugno si avvicinava, più le memorie e le esperienze di quei cinque anni si facevano vive. Quando sai che un capitolo della tua vita si sta per chiudere, ti viene naturale pensare a tutto quello che hai trascorso e hai provato in quel periodo fin dal primo giorno. Sarebbe stato triste non vedere più i docenti, i compagni, le aule, tutto quello che avrebbe caratterizzato la mia vita fino a quel momento, soprattutto quando sai che dopo ti trasferirai in un altro paese per un nuovo inizio.

L’esame di Stato è stato un successo. Oltre alla preparazione avvenuta durante il quinto anno, sono convinto che quel successo sia stato il risultato anche di tutto il coinvolgimento che c’è stato con i docenti e con l’ambiente scolastico generale, in tutti e cinque gli anni. Quello che consiglio a tutti gli studenti, alla scuola superiore o all’università, è di cercare di andare oltre il classico rapporto studente-docente puntando a qualcosa di più che ottenere il minimo sufficiente per essere promossi. È bene fare della scuola uno strumento per imparare ma anche per capire di più sulla propria personalità, interagire con persone differenti per costruire le fondamenta dei primi anni di vita da adulto. Mai andare a scuola solamente per i voti. Farlo è come andare al lavoro solamente per i soldi, si perdono tutti gli altri valori della vita e della comunità.

Ovidiu Alexa – ex studente

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