La canapa come alternativa alla plastica tradizionale

Dal 1868 a oggi, con un rilevante aumento anche dovuto alla globalizzazione, la plastica è gradualmente diventata materiale integrante e spesso principale di molti oggetti di uso comune: strumenti da cancelleria, contenitori per alimenti, elettrodomestici, apparecchi tecnologici, vestiti, strumenti musicali, automobili, aerei e tanti altri. Proprio per le sue rilevanti caratteristiche che hanno facilitato la produzione, il trasporto, l’utilizzo e il consumo di numerosi beni e servizi, la plastica è diventata oggetto, in particolar modo dagli anni 1990, di un uso eccessivo e abusivo, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito e nelle nazioni BRICS. La caratteristica della plastica tradizionale di non essere biodegradabile, però, unita a una disomogenea organizzazione mondiale per un suo corretto smaltimento e riciclaggio, ha reso tale materiale un problema, relativamente all’inquinamento, tra i più significativi del XXI secolo.

I metodi per smaltire e riciclare la plastica stanno aumentando sempre di più. Accanto alle soluzioni canoniche, però, si stanno studiando nuovi materiali, la maggior parte dei quali derivano da piante facilmente adattabili all’ambiente e di fattibile coltivazione da parte dell’uomo. Una di queste è la canapa sativa (Cannabis sativa).

Insieme di oggetti di plastica di uso comune

La canapa sativa: cenni fondamentali

La canapa sativa (Cannabis sativa) è una delle varietà del genere Cannabis più conosciute e diffuse al mondo. Ques pianta raggiunge i 5 metri di altezza ed è riconoscibile grazie alle foglie con i margini seghettati e le cinque o sette punte.

Pianta di canapa

La canapa è originaria dell’Asia centrale e, tramite le esportazioni, si è adattata agli ambienti dell’America e dell’Europa.
Grazie ai materiali di cui è composta e delle sostanze che contiene, viene utilizzata e coltivata per diversi usi:
• produzione di vari materiali, tra cui la bioplastica e la carta
• produzione di biocarburanti
• tessile
• edilizio
• medico
• elaborazione di alcune sostanze psicoattive, talvolta stupefacenti

Per la produzione dei materiali alternativi alla plastica tradizionale, in particolare, è importante la fibra che si estrae dai fusti (nello specifico dal floema) delle piante mature.

Groviglio di fibra grezza di canapa sativa

La fibra di canapa è ricavata dalla lavorazione della componente fibrosa dello stelo della pianta, riconosciuto come “tiglio”. Le fibre sono cave e igroscopiche e, di conseguenza, termoisolanti e traspiranti; inoltre la canapa è una tra le fibre naturali più resistenti, sia all’azione meccanica (usura e strappi) che alle deformazioni. Oltre a queste, ci sono altre qualità peculiari: riflettono i raggi ultravioletti (fino al 95%), schermano i campi elettrostatici, non conducono l’energia elettrica, non irritano la pelle perché sono anallergici e, in misura parziale, hanno proprietà antisettiche.

Considerando la necessità sempre più rilevante di identificare un’alternativa alla plastica classica e le caratteristiche che rendono la fibra di canapa sativa un candidato plausibile, è possibile costituire una filiera che parta dalla coltivazione (settore primario), attraversi il ramo della trasformazione (settore secondario) e termini con le attività ausiliari e complementari (settore terziario).

Settore primario – agricoltura

Nel settore primario, quello della produzione, l’obiettivo è la coltivazione della canapa per poi estrarre le fibre dal fusto e immetterle nel settore secondario.

La canapa, oltre a essersi acclimatata su tutto il territorio nazionale, veniva coltivata in Italia durante il XVIII secolo per scopi tessili. Con il passare dei decenni è stata abbandonata in seguito all’introduzione di materiali più facili da lavorare e, con l’eccezione di alcuni casi dove il fine è medico o ricreativo, la sua coltivazione attualmente non risulta essere diffusa.

Le uniche necessità per la coltivazione della canapa sativa in Italia sono un terreno con una buona fertilità e una irrigazione costante e regolare, gli altri fattori (come il clima) sono già peculiari del territorio nazionale e, grazie alla grande capacità di adattamento della pianta, non richiedono particolari attenzioni, a meno che la coltivazione non superi i 600 m s.l.m.. Una volta posati i semi nel terreno, la germinazione varia dai 2 ai 7 giorni e dopo circa 15 settimane le piante entrano nella fase vegetativa: è durante questo periodo che i fusti cominciano a generare le fibre che successivamente, in seguito alla fioritura ed eventualmente al recupero dei semi per il ciclo successivo o per la vendita, vengono tagliati e poi lavorati per l’estrazione del materiale.

Una volta raccolti, i fusti vengono parzialmente decomposti, poi essiccati e infine fatti a pezzi per separare le parti legnose da quelle fibrose. Un filtro apposito separa la parte legnosa, conservata per altri scopi, dalle fibre, che vengono impacchettate e inviate all’industria.

Fusti di canapa in fase di essiccazione

È importante sottolineare che, oltre alla fibra, il materiale grezzo principalmente caratteristico della filiera, si ottengono altri due prodotti, i semi e i trucioli di legno, i quali, in base al contesto, possono essere impiegati per utilizzi diversi.

Utilizzi dei semiUtilizzi dei trucioli di legno
Ciclo colturale successivoPacciamatura naturale
Alimento umanoLettiera per animali
Alimento animale (becchime, concentrato…)Pellet
Integratori alimentariPannelli di legno
Estrazione di oliCemento e calce
Fabbricazione di unguenti, saponi e altri prodotti
Cosmetica

Settore secondario – industria

La plastica che si ottiene dalla fibra di canapa è interamente naturale, biodegradabile e atossica.
Il processo di trasformazione della fibra grezza in materiale finito avviene attraverso alcuni macchinari che, con l’uso di determinate sostanze chimiche e con l’ausilio di complessi procedimenti fisici, condensano i polimeri di plastica grezza. In base al bene da produrre, i polimeri ottenuti vengono ulteriormente lavorati per trasformarli nel bene voluto.

Polimeri di plastica

Possono essere prodotti molti oggetti in plastica di canapa, per intero o come materiale composito:
• piatti, bicchieri e posate
• bottiglie
• flaconi
• contenitori
• oggetti da cancelleria
• giocattoli
• capi d’abbigliamento
• occhiali
• accessori
• oggetti di design
• strumenti medicinali (siringhe, termometri, saturimetri…)
• parti di mezzi di trasporto (specchietti, manovelle…)

e tutto il resto che può essere sostituito alla plastica derivante dal petrolio e da altre fonti non rinnovabili.

Inoltre, se non trasformata in plastica, la canapa può anche essere impiegata per la produzione di biocarburanti, come l’etanolo di canapa (C₂H₆O).

I beni, una volta testati e garantiti, vengono introdotti nel mercato. Al 2020, i prezzi degli oggetti realizzati in plastica di canapa erano superiori solamente del 6% rispetto a quelli realizzati con la plastica tradizionale. Attraverso l’espansione del mercato, obiettivo di questa filiera, i prezzi dei due materiali tenderanno naturalmente a equivalersi.

Settore terziario – servizi

Il settore terziario è particolarmente complesso e variegato e, in particolare per questa tipologia di filiera, si concentra principalmente sulla pubblicità, sulla sensibilizzazione, sui conflitti d’interesse e sulla legislazione vigente in materia.

Uno dei fattori che rendono difficile l’espansione sul mercato della plastica di canapa e di altri derivati della fibra, in particolare il biocarburante, sono i conflitti d’interesse tra le imprese interessate all’estrazione e al commercio di risorse non rinnovabili (petrolio, carbone, gas naturale e metalli) e le imprese concentrate sullo sviluppo sostenibile. Spesso, tra le due categorie, per motivi meramente economici, prevale la prima, a discapito dell’ambiente e dello stesso essere umano. Oltre a sensibilizzare i consumatori, dovrebbe essere effettuata una educazione dei produttori, rendendoli inclini ad una maggiore attenzione all’ambiente che al denaro.

La pubblicità ha lo scopo di far conoscere l’alternativa disponibile e, concentrando gli aspetti etici e ambientali caratteristici della bioplastica in oggetto, sensibilizzare le masse inducendole all’acquisto o, quantomeno, renderle coscienti dell’esistenza di una alternativa a favore dell’ambiente. Il processo di coinvolgimento collettivo sull’argomento dovrebbe essere proposto e effettuato anche dalle Istituzioni centrali dello Stato, in particolare dai ministeri che si occupano totalmente o parzialmente dell’ambiente e della pubblica utilità, e dagli enti pubblici e privati competenti.

In Italia, per ovviare alla produzione, soprattutto casalinga, di sostanze stupefacenti, è stata introdotta la legge 242/20161 (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/12/30/16G00258/sg), che consente la coltivazione della canapa sativa depotenziata, ossia geneticamente modificata affinché le quantità di THC, il principio attivo psicotropo della cannabis, siano inferiori allo 0,5%.
La legge, con l’obiettivo di salvaguardare il produttore agricolo, consente di coltivare la canapa per i seguenti fini:
• alimenti e cosmetici prodotti esclusivamente nel rispetto delle discipline dei rispettivi settori
• materiale finalizzato alla fitodepurazione per la bonifica di siti inquinati
• coltivazioni dedicate alle attività didattiche e dimostrative nonché di ricerca da parte di istituti pubblici o privati
• semilavorati, quali fibra, polveri, cippato, oli o carburanti da fornire alle industrie e alle attività artigianali di diversi settori
• materiale destinato alla pratica del sovescio
• materiale organico destinato ai lavori di bioingegneria o prodotti utili per la bioedilizia
• coltivazioni destinate al florovivaismo

Le uniche condizioni per la coltivazione consentita sono l’acquisto di semi certificati a livello europeo e la conservazione della relativa etichetta per almeno 1 anno dall’acquisizione.
All’attualità (2021), risulta evidente che sul piano legislativo non ci sono impedimenti alla coltivazione estesa.

Nonostante a livello produttivo la coltivazione della canapa per scopi ambientali sia ancora di nicchia, si è notato un aumento esponenziale della sua coltivazione negli ultimi 10 anni. Stando agli ultimi dati (http://dati.istat.it/Index.aspx?QueryId=33707#), infatti, il numero di ettari di canapa coltivata sta gradualmente aumentando ed è inoltre cresciuto il numero di prodotti a base di fibre ed estratti di questa pianta.

Considerando anche il passato, l’Italia potrebbe ottenere molti vantaggi dall’avvio e dalla diffusione di nuove coltivazioni agroindustriali di canapa, anche sotto forma di incentivi sovranazionali.

A livello mondiale, invece, a differenza di alcuni paesi del primo mondo, la coltivazione della canapa è spesso illegale e viene punita con diversi anni di reclusione o con la pena capitale, dove prevista. Questo, come evidente, è uno dei fattori più limitanti per la coltivazione della canapa, indipendentemente dal suo utilizzo, e l’unica soluzione sarebbe una comprensione delle sue potenzialità e un controllo più sostanziale sugli usi effettivi. Altra complicazione è la visione politicamente limitata della protezione ambientale di alcuni Stati, soprattutto del secondo e del terzo mondo, dove l’interesse economico prevale sul resto. Se non ci sarà un cambiamento, non ci sarà un miglioramento, a partire dall’uso che facciamo della nostra terra.

La nazione che distrugge il proprio suolo distrugge se stessa.

Franklin Delano Roosevelt

Sintetizzando, il modello di economia circolare della canapa come alternativa alla plastica tradizionale è basata sul seguente schema:

Tale modello è realizzabile su scale differenti, dalla grande economia, come quella della dell’alternativa alla plastica, alle piccole applicazioni nella vita quotidiana di ognuno di noi.

ARTICOLO SU UN LABORATORIO DI ECONOMIA CIRCOLARE

Una risposta a "La canapa come alternativa alla plastica tradizionale"

Add yours

Lascia un commento

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑